Liberə tuttə. Liberə sempre.
- Sebastiano Musolino
- 2 giorni fa
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Quest’anno si festeggiano gli 80 anni dalla Liberazione del Nazifascismo e come associazione ci rifacciamo ai concetti di libertà e democrazia previsti dalla Costituzione, la quale nasce proprio dalla lotta antifascista.
Ma perché un’associazione di Psicologi e Psicologhe parla di antifascismo?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo parlare di fascismo e del ventennio fascista. La dittatura si rifaceva all’idealismo e allo spiritualismo, le quali basi ideologiche affermavano che l’essere e l’esistenza stessa erano ricondotte esclusivamente al pensiero ed era, pertanto, ritenuta il riflesso di un’azione interna al soggetto. Ciò era, ovviamente, in netto contrasto allo scientismo e al positivismo, sui quali si basavano le scienze, ponendo al centro dell’impianto ideologico la ragione, la conoscenza e il metodo scientifico.
La scienza (in generale) e la psicologia, durante il ventennio, potevano esistere solo se applicate alla tecnica. Dovevano essere “applicate”. La psicologia doveva essere psicotecnica. Con la riforma Gentile (1922) vennero abolite tutte le cattedre di psicologia e la dittatura fascista la utilizzava solo per selezionare soldati e manipolare le masse. Il nazionalismo fascista escludeva qualsiasi rapporto con i paesi esteri, non c’era alcuno scambio culturale e la psicologia venne di fatto azzerata. Venne abolita la Società di Psicoanalisi. Non esisteva una cultura psicologica e questo aspetto ce lo trasciniamo ancora oggi proprio perché deriva dalla concezione assolutamente negativa che la psicologia aveva durante la dittatura fascista. Gli antifascisti venivano considerati come antitaliani, come dei pazzi e venivano internati nei manicomi, per poterli controllare e ridurre al minimo la divulgazione e condivisione di ideologie e teorie contrarie al regime fascista.
Tuttavia, dobbiamo ricordare che proprio Adriano Ossicini, colui che rese possibile la nascita del nostro Ordine con la Legge 56/89, si professava convintamente antifascista. Fu militante e partigiano e assieme a Giovanni Borromeo inventò il Morbo di K per nascondere e salvare decine di ebrei e partigiani dalla deportazione nazifascista. Venne incarcerato e torturato proprio per questa sua militanza.
Senza la lotta antifascista, senza la lotta partigiana, la nostra professione non sarebbe quella che è oggi. Non avremmo avuto una rivoluzione psicologica e il nostro Ordine professionale non sarebbe mai nato. Ci portiamo ancora dietro le scorie di ciò che è stato il ventennio: una “cura” a ciò che fu l’esito della Prima Guerra Mondiale e alla disillusione della potenza dell’Essere Umano, una esasperazione del machismo e della forza contra omnes, l'assenza della cura intesa come occuparsi attivamente di qualcuno e provvedere alle sue necessità. Non esisteva la concezione dell'imperfezione: esisteva solo il Superuomo.
Adriano Ossicini, in un intervista del 2013 fatta da Gabriella De Intinis diceva: "Il fascismo era il prodotto di una società storicamente arretrata”. Ed è ancora così, 80 anni dopo.
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